La birra è ciò che descrive meglio il Belgio rispetto ad ogni altra caratteristica di questo piccolo stato. Le varie dominazioni, che si sono susseguite nei secoli, hanno probabilmente favorito la nascita dei molti stili che ancora oggi ne caratterizzano l’offerta brassicola. Molti purtroppo sono anche gli stili dimenticati e che oggi non sono più proposti. I birrai belgi sono artisti e spesso le loro creazioni sono espressioni del territorio, non sempre aderenti alle linee guida di un determinato stile di riferimento.
In questa peculiare situazione di grande vivacità creativa, che si è sedimentata storicamente, risulta oggi difficile proporre qualcosa di nuovo, che possa essere d’ispirazione per nuove realtà o sfida per i produttori più celebri. Alcuni birrifici, ad esempio, producono una sola birra (come nel caso di Orval) mentre la quasi totalità è comunque legata alla propria linea di prodotti, senza sentire la necessità di sperimentare altro. Anche le tendenze degli ultimi anni, caratterizzate in modo monopolistico da stili luppolati in versione USA, non ne hanno influenzato particolarmente la scena.
Come dicevamo, è difficile rompere gli schemi in un contesto di forti tradizioni, pur diversificate. Difficile ma non impossibile. E’ il caso del birrificio De Ranke e in particolare della loro birra più rappresentativa: la XX Bitter.
Il birrificio nasce ufficialmente nel 1996 dall’incontro tra Nino Bacelle e Guido Devos durante una serata di degustazione di birra. Guido è stato uno dei fondatori dell’associazione di degustatori Hop mentre Nino, nato in Belgio e figlio di immigrati italiani, già homebrewer dall’inizio degli anni 80, nel 1994 aveva iniziato a produrre come beer firm presso Deca Brewery sotto il nome di Brewery Nino Bacelle. Nel 1996 viene proposta, in un festival a Kortrijk, la prima versione della XX Bitter. Le impressioni risultano però negative; in molti gli diranno che, essendo troppo amara, non riuscirebbero mai a venderla. La storia ci ha dimostrato il contrario. Oggi, oltre ad essere diventata la birra più importante per il birrificio, è anche una tra le birre belghe più conosciute e distribuite in tutto il mondo.
In questi quasi venticinque anni ci sono state alcune importanti variazioni alla ricetta originale, che però non ne hanno alterato le principali caratteristiche. Fino al 1998 il lievito utilizzato era quello del birrificio Rodenbach. La birra sviluppava nel corso dell’anno note acidule legate a brettanomyces e a batteri lattici, tipici appunto dei lieviti Rodenbach. Quando nel 1998 Palm Breweries acquistò il marchio Rodenbach, non fu più possibile utilizzare questo specifico lievito. Altra variazione degli ultimi anni, è stata la diminuzione di grado alcolico da 6,2% a 6,0%.
Veniamo però alla descrizione di questa birra. All’aspetto si presenta di colore giallo dorato, velata e con un’abbondante e persistente schiuma bianca. I profumi passano dalle iniziali sensazioni erbacee e floreali a note speziate. Queste ultime sono dovute al lievito, mentre le prime derivano dall’utilizzo di luppoli in fiore (Brewers Gold in amaro e Hallertau Mittelfreuh in aroma), coltivati nelle vicine zone del Poperinge. Al gusto troviamo un ingresso dolce, che cede il passo ad uno spiccato amaro erbaceo (65 IBU) ed infine lascia spazio ad una dissetante secchezza e alle caratteristiche note aromatiche del lievito. L’amaro è lungo ma piacevole ed invita subito ad un secondo sorso. Continuando la degustazione si percepisce in modo sempre più deciso il carattere del lievito. Le sue note minerali ed idrocarburiche armonizzano la bevuta.
Questa birra, nata prima della moda del “sempre più amaro”, si è posta come unica in un mondo, quello delle birre belghe, caratterizzato principalmente dalla dolcezza, dall’uso delle spezie e dalle note acide. Non abbiamo un nome per definirne lo stile: c’è chi la definisce Belgian Ipa, chi Hoppy Belgian Ale. In un qualche modo siamo però di fronte ad uno stile ben definito, che unisce la grande esperienza nell’uso del lievito con un moderno utilizzo del luppolo. Uno stile che ha dato una sferzata di gioventù ad un ambiente tradizionalista e statico, creando un filone che in molti oggi stanno seguendo. In Belgio ad esempio, i birrifici De La Senne e Verzet, che iniziarono la loro produzione proprio presso De Ranke, pur con la loro specifica identità, stanno perseguendo la stessa strada.
Grazie al birrificio De Ranke ed al suo capolavoro XX Bitter, ed alla schiera di seguaci, il Belgio ha dimostrato di poter inventare di nuovi stili. Non è più solo un paradiso per tutti gli amanti di birre complesse, da meditazione, di saison, tripel, di lambic e oud bruin, ma è anche un meraviglioso paese da visitare anche per chi, amante del luppolo in tutte le sue sfaccettature, è alla ricerca di birre che lo esaltino.