Cosa possiamo suggerire di bere per la prossima estate? Tè naturalmente, freddo. Negli ultimi anni il consumo di tè freddo, in bottiglia è in continua crescita mostrando ancora una volta una grande capacità di adattamento ai nuovi costumi.
Da diversi anni il consumo del tè freddo ha superato il confratello caldo. Le modalità di consumo sono diverse da paese a paese, in comune hanno uno stesso trend di crescita, probabilmente per il maggior appeal di una bevanda meno zuccherata e più salutare delle solite bevande estive ( Coca Cola, Fanta, ecc.). Negli Stati Uniti il tè freddo rappresenta fino all’ottanta per cento del consumo di bevande, con punte ancora maggiori in alcuni stati del Sud. Non a caso si attribuisce l’invenzione del tè freddo a Mr. Richard Blechynden, che durante l’Esposizione Mondiale del 1904 a Saint Louis, aggiunse cubetti di ghiaccio al tè per renderlo più dissetante ed attraente. In realtà una prima ricetta di tè freddo era già stata pubblicata in un ricettario della Virginia a partire nel 1878, ma sicuramente il palcoscenico dato dell’Esposizione Mondiale fu determinate per la diffusione di questa nuova modalità di consumo.
E’ interessante notare che il tè freddo, o Iced Tea, non è solo un fenomeno occidentale. In contrasto con le indicazioni della medicina tradizionale, che considera il tè una bevanda che “raffredda” di per sé l’organismo e pertanto va bevuto caldo, il tè freddo si è diffuso anche in Cina. I tè più consumati sono il verde, l’Oolong e più recentemente il tè nero, in bottiglia o in lattina. In Giappone l’incremento nel consumo di tè freddo ha trovato ancora maggiore rilevanza economica, sempre nelle versioni in bottiglia e lattina, molto spesso venduti da distributori automatici. Oltre ai normali tè verdi giapponesi (Sencha), sempre in Giappone, troviamo l’Oolong e i tè neri spesso aromatizzati con limone, pesca o latte, talvolta in una inusuale versione gasata. Quest’ultimo tè viene prodotto dalla Kirin, nota azienda produttrice di birra.
Il Bubble Tea è uno strano fenomeno asiatico, partito da Taiwan negli anni ottanta del secolo scorso, ma che lentamente si è diffuso negli altri paesi asiatici, per poi irradiarsi in occidente e in Australia. Non si tratta di un tè con le bolle, come suggerirebbe il nome, ma con perle di tapioca, nella versione morbida o croccante, immerse in un tè nero, aromatizzato alla frutta. In realtà sembra più un dessert che una bevanda, ma il suo punto di forza sono le giovani generazioni, cittadine e frequentatrici degli shopping center. Anche in Italia si è recentemente affacciato sul mercato attirando soprattutto i giovani dei grandi centri urbani, attenti alle novità.
In Italia, come nella maggior parte dei paesi europei, il tè freddo è consumato in bottiglia o lattina, soprattutto come tè nero, dolcificato e aromatizzato al limone o alla pesca. Recentemente si trovano anche tè verdi, spesso dolcificati con zuccheri di vario tipo o edulcoranti, probabilmente per mantenere un aspetto di maggior salubrità. Alcuni paesi continuano però a mantenere le loro peculiari preferenze, come i belgi e gli olandesi che lo prediligono nella versione gasata. Chissà, l’abitudine alla birra forse li indirizza in questa direzione. Non a caso anche nel Regno Unito, forti estimatori della birra, troviamo questa tipologia di tè.
I più affezionati consumatori di tè, indipendentemente dal paese di appartenenza, il tè freddo preferiscono prepararselo da soli partendo dalle foglie sfuse. In questo modo possiamo ridurre gli zuccheri, o toglierli totalmente, rendendo la bevanda realmente più dissetante.
Le modalità di preparazione sono varie, possiamo preparare l’infusione nel modo consueto per poi raffreddarlo, casomai utilizzando una minor quantità di acqua per poterlo raffreddare rapidamente con ghiaccio o acqua fredda. Il sapore rimane simile a quello della preparazione a caldo, unica raccomandazione è di usare tè poco astringenti (es. Keemun), perché sappiamo che a basse temperature i tannini diventano più ruvidi. In molti casi il tè potrebbe risultare velato, a causa della riduzione di solubilità di molte sostanze con l’abbassamento della temperatura. Per ottenerlo più limpido possiamo infondere le foglie a freddo, per circa 3 ore a temperatura ambiente, o 7-8 ore direttamente in frigorifero. Il sapore risulterà leggermente modificato, possiamo ritrovare una riduzione della corposità della bevanda, che in una versione estiva potremmo persino preferire.
Anche i tè verdi si prestano alle infusioni a freddo; in Giappone tradizionalmente si procede con una lunga estrazione (12-24 ore) con ghiaccio grattugiato (all’origine erano fiocchi di neve), per ottenere un tè morbido e aromatico. Più semplicemente possiamo procedere con le stesse modalità suggerite in precedenza per i tè neri, sempre cercando di ridurre al minimo l’ossidazione della bevanda. Il modo più pratico di fare l’infusione consiste nell’utilizzare una bottiglia, riempita fino al collo, per poi travasare, filtrando le foglie, in un’altra bottiglia e provvedendo eventualmente al rabbocco. Fra i tè verdi consigliamo il Long Jing e il Sencha, ma perché non provare con qualche Oolong particolarmente floreale (Tie Guan Yin) o ricco di note tostate (Wu Ji).