ECOLOGIA _ la scienza che studia la Natura. Ci insegna i cicli della materia e i flussi di energia. Descrive i principali ecosistemi terrestri analizzandone le complesse interazioni fra organismi viventi e non, ci spiega il significato e l’importanza della biodiversità. Ecco, questa Scienza andrebbe studiata, dagli agricoltori e soprattutto dagli agronomi. Come può essere possibile sviluppare modelli di sviluppo sostenibile se non si conoscono le più basiche regole del gioco in cui siamo inseriti e dal quale dipendiamo totalmente? Alla luce dell’ecologia molte delle attuali tecniche agronomiche risulterebbero non solo obsolete ma del tutto irrazionali e antiscientifiche.
ZAPPA _ come simbolo di un ritorno al lavoro agricolo, alla ricerca di occupazioni e uomini più veri. La zappa come alternativa al diserbante, robaccia schifosa che quando muore va laggiù: nelle falde acquifere. Ci sono tanti buoni motivi per tornare a lavorare in campagna nel rispetto della natura ma anche altrettanti ostacoli: la difficoltà intrinseca del lavoro, che richiede prestanza fisica e molte più competenze di quanto si creda, passando per economie molto risicate che necessitano di spirito di sacrificio e investimenti antieconomici. Se avete passione, pazienza, ideali, tenacia e qualche soldino da parte, magari qualche parente o matto che vi possa aiutare almeno all’inizio, allora potete pensarci seriamente. Ma non pensate mai che sia una cosa semplice. Si guadagna in benessere e libertà. Ma per essere liberi, soprattutto dopo averla fatta grossa, bisogna pagare una bella cauzione.
SUOLO _ agricoltori e agronomi, tanto meno medici e scienziati, riconoscono il suolo coltivato per quello che realmente è e rappresenta in natura, un vero e proprio organismo vivente. I microrganismi del suolo rappresentano il 90% della biomassa terrestre, rivestendo un ruolo essenziale nella decomposizione della sostanza organica e del ciclo del carbonio, nonché il meccanismo biologico garante di una corretta nutrizione delle piante e del loro conseguente stato di salute e valore nutritivo. Attualmente la pianura padana è considerata un terreno in via di desertificazione, così come la maggior parte dei terreni coltivati con i metodi dell’agricoltura convenzionale, ovvero quasi tutti. Uno scempio da manuale, un insieme di tecniche e abitudini scorrette nella gestione dei suoli caratterizzano tutte le agricolture dei paesi industrializzati. Praticamente siamo degli imbecilli. Abbiamo reso consuetudine lavorazioni invasive come le arature profonde, le zappature troppo frequenti con attrezzature inadatte e il mancato rispetto della giusta umidità del terreno al momento delle lavorazioni: tutto questo comporta la distruzione della “casa” dei nostri micro amici e il loro soffocamento. Si prosegue allegramente la fertilizzazione utilizzando i concimi di sintesi, ovvero sali, che evidentemente non prevedono di nutrire i microrganismi ma sono solo utili solo a gonfiare di acqua i raccolti, rendendoli insipidi e dannosi ma molto economici. Concludiamo il capolavoro spruzzando milioni di tonnellate di diserbanti e pesticidi, che rappresentano il colpo di grazia per dei microbi già denutriti e soffocati, nonché per noi. Il gioco è fatto, terreno sterilizzato, piante deboli che necessitano di continue cure, chimiche naturalmente, e terreni desertificati incapaci di produrre derrate alimentari in modo sano e indipendente da dannosi input esterni. Sarebbe necessario tornare a parlare di humus e microbiologia del terreno, i principali attori del ciclo del carbonio, della sostanza organica, della corretta nutrizione e relativa salute delle piante, della resilienza in agricoltura, della vita nella terra e sulla Terra.
ANIMALI _ agricoltura è anche allevamento. Smettiamola di far finta di niente, di pensare che il cibo non sia il prodotto di un insieme di procedure. Gli allevamenti moderni rappresentano quanto di più spregevole abbia concepito l’uomo moderno, che sicuramente soffre di una grande carenza di amor proprio.
CIBO _ se proprio non farete gli agricoltori resterete comunque dei consumatori, qualifica tanto brutta quanto vera, in quanto siamo degli straordinari consumatori di risorse naturali. Le parole chiave per un consumo alimentare critico e consapevole sono sempre le stesse ed hanno tutte delle valide ragioni: cercate il più possibile cibo locale, stagionale, coltivato con il metodo biologico o biodinamico, evitando un consumo eccessivo di carne a favore delle più sostenibili proteine vegetali. Vino naturale e cereali integrali, pane da farine grezze e lievitati con la pasta madre, non dimenticando frutta e verdura. Andate a conoscere e sostenete i piccoli agricoltori biologici del vostro territorio. Costa di più? Se vi organizzate bene e cambiate alcune priorità possono farcela in tanti. Il cibo è sacro, provate a produrvelo e ve ne accorgerete.
OCCHI AL CIELO, MANI IN TERRA _ provate a fare un orto, provate a produrre il vostro cibo. Per rendere l’esperienza più interessante e sensata lo farete seguendo il metodo biologico, ovvero rinunciando all’utilizzo di tutti i prodotti di sintesi chimica, fertilizzanti, erbicidi e pesticidi. Potreste scoprire che dovrebbe essere il minimo. Il massimo sarà quando sarete capaci di coltivare conservando e migliorando il terreno e riproducendo le vostre piante. Basta qualche piantina e un pezzetto di terra. Non è vero. Per arrivare al raccolto vi serviranno mani e schiena, costanza e premura, fatica e sacrificio, conoscenza e fortuna., tempo e pazienza. Con un po’ di passione riuscirete a riconoscere che i ritmi di luna e stelle risuonano nella crescita delle piante. Se riuscirete nell’impresa di produrvi del cibo, la terra, il cielo e le piante vi avranno svelato la magia della vita e vi sentirete nuovamente, anche se magari solo per breve, gioiosamente riconnessi con l’universo e con voi, noi stessi.
(Immagine in alto “acquerello di Nina Lucia Pescarmona)