Il complesso di inferiorità in campo enologico di noi Italiani, verso i cugini d’Oltralpe, è patologia nota e alla quale ahimè, è difficile trovare un vaccino. Se poi parliamo di vini “naturali” siamo a livelli di vera e propria mania, soprattutto per alcune regioni come la Loira. Ho trovato più bottiglie di questa etichetta su Instgram che nelle enoteche, e quindi la curiosità era notevole. Rue de la Soif, sauvignon della Loira centrale, prodotto da un talentuoso vignaiolo naturale, praticamente l’oggetto del desiderio assoluto di una buona schiera di eno strippati italici. La bottiglia l’ho recuperata, fortunatamente, su una enoteca online francese, pagandola un prezzo ragionevole, ma non banale. Per non girarci attorno, è stata una piccola delusione. E’ quasi impossibile produrre bianchi mediocri sulla Loria, anche tra i vini sfusi ho trovato cose interessanti, ma qui ci siamo quasi riusciti. Il vino è dorato carico, indice di ossidazione considerando che la bottiglia è dell’ultima vendemmia disponibile, certamente il vetro chiaro non aiuta, rigorosamente torbidello. Naso irriconoscibile nelle note varietali, e questo potrebbe anche essere un pregio, ma piuttosto semplice, giocato su sentori di farina, gesso, fieno essiccato, molto fermentativo. In bocca c’è parecchia CO2, fortunatamente una salinità notevolissima, siamo sulla Loira ci mancherebbe, scorre in un attimo e niente più. Buono non saprei, beverino certamente, ma la grandezza, anche nelle cose semplici, cerchiamola altrove.
È vero. Bevuto per lo stesso motivo. Inconsistente.