In Italia la produzione di vini frizzanti e spumanti è ormai diffusissima in ogni regione, in una sorta di infatuazione collettiva per il “vino con la bolla” che ha colto ormai un po’ tutti, consumatori ed enologi, vuoi per ragioni commerciali, vuoi per la piacevolezza che questi vini hanno. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica. Se parliamo della forma più nobile, non me ne volgiano gli amici produttori di vini frizzanti, cioè l’arte spumantistica della produzione di spumanti metodo champenoise, più comunemente detti “metodo classico”, è cosa complessa ed ancora la sensibilità dei consumatori verso questi vini è tutta da formare. Avvicinandoci alle feste natalizie riemerge infatti il classico dilemma: quando bere un buon spumante metodo classico? Ecco che produttori, sommelier e ormai anche programmi televisivi si sperticheranno a consigliare questi vini a tutto pasto, per la loro indiscussa versatilità, ma la realtà dei fatti purtroppo è che ancora molto spesso si cerca più che altro il “botto”, relegando questo nobile figlio di Bacco per lo più alle celebrazioni festive.
Ci sono però innegabili segnali di miglioramento e zone della nostra penisola che hanno saputo fare della spumantistica un tratto caratterizzante. Una di queste è sicuramente la provincia di Trento, nella quale compiremo un viaggio, purtroppo solo immaginario, a caccia di ottime bollicine. Per ora enoteche e negozi online potranno supplire alle restrizioni alla circolazione, augurandoci di poter tornare presto a curiosare tra vigneti e cantine.
Ma perché al provincia di Trento è vocata per la spumantistica? Ci sono senz’altro ragioni storiche, dato che qui è nata una delle più antiche case spumantistiche italiane che, innegabilmente anche oggi, fa da traino per tutta la denominazione. Tuttavia vi sono anche ragioni ambientali e culturali che rendono questa regione adatta alla produzione di spumanti. La prima ragione è, parrà ovvio, la presenza di montagne. Curiosamente la morfologia del paesaggio trentino è praticamente il contrario di quella della patria mondiale delle bollicine, la Champagne. Se i cugini francesi hanno inventato la spumantistica in un vasto altipiano calcareo dove le cosiddette “montagne” sono colline di poche centinaia di metri, in provincia di Trento non si scherza. Le vigne si spingono fino a quote elevate, ormai prossime ai 1000 metri, e la tendenza ad innalzare gli impianti è costante per sfuggire agli effetti del cambiamento climatico. Salendo di quota il clima si fa più fresco e ventilato, si controllano meglio le malattie crittogamiche, il ciclo della vite è più tardivo e si riesce a preservare la preziosa acidità delle uve, essenziale per produrre un buon spumante. Un secondo aspetto di forza della spumantistica trentina sono i terreni. A parte rare eccezioni, come le rocce porfiriche della val di Cembra, le viti trentine affondano le radici in suoli calcarei, dove scheletro e scarsità di sostanza organica sono proporzionali all’aumento di quota. In questi terreni è difficile produrre vini strutturati, ma sono altrettanto ideali per algide basi spumante che sempre più frequentemente sono proposte dalle cantine spumantistiche in versione pas dosè, senza aggiunta di liquer alla sboccatura, proprio per esaltarne i caratteri “alpini”. Il terzo fattore che rende grande la spumantistica trentina sono gli uomini e le donne che abitano queste valli. Appena si riesce a entrare in confidenza con queste genti si scopre come la produzione di spumante sia un tratto distintivo, al di là della professione effettivamente svolta. Chiunque abbia un pezzo di terra vocato produce uva, spesso per conferimento, ma si trattiene qualche quintale del prezioso frutto per produrre spumante per se e la famiglia. Il risultato è che, visto anche il successo commerciale della tipologia, si assiste ad una fioritura di micro-spumantifici, che accanto ai classici nomi della tradizione trentina offrono un panorama che, se può disorientare il consumatore mento esperto, stimola senz’altro la curiosità dell’eno-appassionato.
Vediamo di esplorare le valli trentine alla ricerca di indirizzi interessanti, senza alcuna pretesa di esaustività. Pochi chilometri dopo il confine con il Veneto nei pressi di Ala si apre sulla sinistra orografica dell’Adige la Valle dei Ronchi. E’ un taglio nelle montagne, ai piedi dei monti Lessini. Qui Giulio Larcher nella tenuta di Maso Corno produce ottimi spumanti. Il carattere dei Lessini c’è tutto. Sono vini algidi e taglienti, complessi ma mai barocchi, sicuramente in grado di invecchiare, prodotti senza compromessi da Giulio che ha saputo ritagliarsi in pochi anni una notevole visibilità nel panorama regionale. Procediamo verso Nord e sotto il castello di Avio non è difficile incontrare la Cantina Bongiovanni. Si tratta di una bellissima realtà agricola dove potrete trovare ottimi vini e nei mesi estivi una malga, sulle montagne soprastanti. Lorenzo Bongiovanni produce anche un ottimo Trento DOC. Le uve di chardonnay provengono dai pendii attorno al castello di Avio, zone piuttosto calde e a bassa quota, che sono interpretate con perizia in un vino ampio e fragrante, sincero nei profumi, molto versatile, piacevole per i non eruditi alla tipologia, ma in grado di stuzzicare anche palati esperti. Siamo arrivati a Rovereto. Qui la sosta è d’obbligo presso la Cantina Letrari. I Letrari sono una delle famiglie storiche del vino trentino e la loro tradizione spumantistica è indiscussa. Non solo storia tuttavia, l’attualità è altrettanto interessante con una gamma si Trento DOC vastissima: son ben 9 le etichette, tutte accumunate da una qualità assoluta. Dopo Rovereto eccoci a Trento. Non parliamo neanche, tanta è la sua fama, della Ferrari Spumanti che ci accoglie a lato dell’autostrada del Brennero. Una sosta è comunque utile, se non altro per scoprire alcune delle etichette meno note che circolano al di fuori dei comuni canali GDO. A Trento città vi sono anche altre cantine spumantistiche. Tra le tante vale una citazione Maso Martins. Siamo a Martignano, un sobborgo nella prima collina di Trento. Vigne esposte a sud su suoli calcarei frutto della disgregazione del Monte Calliso, dove nel medioevo si cavava l’argento per il Principe Vescovo. La quota non elevatissima è interpretata con intelligenza da Antonio, il titolare. Invece di anticipare inutilmente le raccolte si lavora sull’equilibrio e la maturità per vini complessi e longevi, davvero gastronomici. Anche qui ci sono differenti etichette, da non perdere senz’altro l’extra brut rosé.
Se vi piace andare a caccia di bottiglie rare, potrete cimentarvi con l’Etyssa, Trento DOC millesimato prodotto poco distante da 3 giovani enologi. È una sorta di spin-off nel quale gli autori si mettono in gioco in prima persona e il risultato è davvero notevole. Pochi chilometri a est ed eccovi a Levico. Qui lo spumante lo troverete … in fondo al lago! I fratelli Romanese sfruttano infatti il lago del paese per affinare le loro bottiglie in un ambiente al riparo da ogni stress, termico e sonoro. Al di là del curioso affinamento il Lagorai è una cuvée davvero interessante, giocata sull’eleganza ma al contempo ricca di frutto. Il viaggio ormai è concluso, ultima tappa non può essere che San Michele all’Adige. In questo piccolo paese c’è una concentrazione davvero incredibile di cantine e, manco a dirlo, tutte si cimentano con la produzione di vini spumanti. Tra le tante segnaliamo la cantina della Fondazione Edmund Mach, centro di ricerca di fama internazionale in ambito enologico, che produce anche un ottimo Trento DOC millesimato da uve provenienti da Maso Togn, il più alto vigneto della montagna sovrastante, immerso nei boschi. Da Maso Togn si gode una vista eccellente e non possono fuggire altre due tappe imprescindibili per il cacciatore di bollicine. A Fedo la cantina Pojer e Sandri è un’autorità assoluta nella produzione di vini bianchi fermi e distillati. La gamma di spumanti è in rapida crescita e accanto ad un rosé non millesimato, straordinariamente gastronomico, merita l’assaggio l’ultimo nato, lo spumante extra brut Molinar, da uve pinot meunier, varietà rara anche in terra francese, praticamente introvabile in purezza in Italia. Alzando lo sguardo, il nostro viaggio finisce a Mezzocorona, nella via centrale del paese troverete la Cantina Dorigati. Storici produttori di Teroldego Rotaliano, i nostri costudiscono una delle migliori e più rare etichette di spumante trentino, il Methius. Chardonnay di collina, una cuvée complessa e lunghi affinamenti, la ricetta per una bottiglia di classe assoluta.